NOTA INTRODUTTIVA:
Se ti piaceranno le parole che leggerai in questo articolo potrai anche ascoltarle, o farle ascoltare a chi non può leggerle, accedendo alla versione AUDIO al fondo dell’articolo.
Intorno ai 2-3 anni di età ha inizio una fase di crescita che viene chiamata “l’età dei perché”.
Questa fase coincide con lo sviluppo del linguaggio del bambino e della sua maggiore consapevolezza del mondo che lo circonda. Tutto è da scoprire, tutto è da comprendere, tutto suscita curiosità e desiderio di imparare.
Da qui, l’interminabile elenco di perché che vengono rivolti a genitori, nonni, amici, al primo adulto che capita sottotiro.
La risposta a ciascuno di quei perché è un mattoncino, che ogni bambino usa per assemblare la propria versione e comprensione del mondo esterno.
Ogni mattoncino, ogni risposta viene rielaborata internamente e confluisce nella visione del mondo e nella visione di se stesso.
Una volta cresciuti smettiamo di domandarci il perché delle cose.
La famiglia, la scuola, la società ci indirizzano verso autostrade con risposte predefinite e preconfezionate che ci spingono a perdere interesse nel porci questa domanda.
“Perché?” è una delle mie domande preferite.
A mio avviso, aiuta a dare quadridimensionalità alla vita e permette di svelare ciò che si cela sotto la superficie.
Aiuta a dare un senso e un significato più profondo alle nostre azioni, alle nostre scelte, ai nostri obiettivi, che siano di vita o professionali.
Statistiche e studi rivelano che l’Italia è uno tra i paesi in cui il numero di ore impegnate al lavoro è tra i più alti. In media, passiamo 1559 ore all’anno al lavoro.
E se è vero che lavorare è necessario, è anche vero che è necessario poter trarre soddisfazione e gratificazione dall’impegno e dal dispendio di tempo ed energie che vengono impiegati.
Ed è qui che entra in gioco il “Perché”.
E’ qui che deve essere messa in campo la motivazione personale.
Una motivazione che credo debba essere cercata e trovata dentro noi stessi.
Legarla esclusivamente a fattori esterni ci toglie potere, il potere su noi stessi e sulla nostra capacità di fronteggiare le difficoltà.
Come lavoratore dipendente si è portati a farlo, perché ci si aspetta che la struttura per cui lavoriamo provveda a tenerla viva attraverso, ad esempio, lo sviluppo di una solida cultura aziendale.
Spesso però questo è un aspetto che non viene curato, ponendo sul piedistallo risultati e performance senza considerare che questi fattori sono figli della motivazione del singolo.
Come libero professionista, lavoratore in proprio o titolare di una piccola attività sei tu in prima persona a creare la tua cultura aziendale, sei tu ad essere unico responsabile della tua motivazione.
Ma credo che indipendentemente dall’inquadramento professionale, la ricerca della motivazione più profonda che ci muove ogni giorno sia un presupposto fondamentale dell’essere umano.
La Motivazione è la chiave di volta.
La mancanza di motivazione ci fa sentire svogliati e scarichi, e ostacola la nostra capacità di trovare soluzioni e fronteggiare le sfide.
Al contrario, una motivazione forte, di valore e profonda migliora la nostra performance e il nostro benessere, favorisce la nostra crescita personale e ci regala la convinzione di agire per uno scopo.
Una motivazione forte e chiara ha persino effetti positivi sul nostro comportamento, sulle emozioni che proviamo e sul nostro modo di pensare.
Capirai bene, quindi, che è necessario avere un perché.
E allora ti chiedo:
- Perché fai ciò che fai?
- Perché ti alzi ogni mattina e scegli consapevolmente di mettere i tuoi talenti, le tue abilità e le tue energie al servizio del lavoro che svolgi?
Suppongo che le prime risposte che ti saranno venute in mente sono:
- perché si deve lavorare
- perché devo pagare il mutuo
- perché devo pagare la spesa, le bollette, la scuola di mio figlio
- perché devo avere le risorse necessarie per poter andare a cena fuori, andare in vacanza…
Se prendiamo un imbuto e infiliamo nella parte superiore, quella più ampia, tutte queste risposte, ciò che fuorisce dalla fessura inferiore, quella più stretta, è il comun denominatore: il denaro.
Ed è chiaro che la propria sussistenza economica è un presupposto fondamentale per vivere e muoversi nel mondo.
Ma è davvero in grado di dare Tutta la motivazione che serve per attivare corpo, mente e cuore ogni mattina, di ogni giorno, di ogni anno della nostra vita?
O forse è possibile trovare una motivazione più profonda, che funga da generatore di energia eternamente rinnovabile e che si trasformi in motore delle nostre azioni
E allora, ti domando di nuovo:
- Perché fai ciò che fai?
- Riesci a trarre gioia da ciò che fai?
- Riesci a dare uno scopo e un significato più profondo a ciò che fai?
- Riesci a vedere l’impatto delle tue azioni sugli altri e sul mondo che ti circonda?
Trovare il proprio perché equivale ad attivare il reattore nucleare interiore che ci permette di superare ostacoli, fatica, difficoltà e problemi; perché quelli non mancheranno mai, ed è proprio per questo motivo che è imperativo avere le energie per poterli affrontare e superare. Sempre.
Il tuo perché diventa fonte inesauribile di energia nel momento in cui riesci ad andare oltre te stesso, a superare i limiti del tuo ego e spostare il focus da te stesso agli altri.
Riuscendo così a vedere l’effetto che il tuo lavoro, il tuo impegno e le tue capacità riescono a produrre sulle persone e sul mondo che ti circonda.
Nessun business esiste senza gli altri.
Il tuo lavoro è quindi quello mettere i tuoi talenti al servizio degli altri per crescere come professionista e individuo, per far crescere la tua attività e, al contempo, portare benefici tangibili agli altri, al tuo pubblico, ai tuoi clienti.
E contribuire così alla creazione di un mondo nuovo, che nasce e inizia a delinearsi grazie a te, al tuo impegno, alle tue azioni, al tuo perché.
Le mie sono riflessioni, sono modi di usare le parole per cercare di scavare nella realtà che viviamo ogni giorno, per andare alla ricerca del diamante che sono certa di trovare.
L’uso che facciamo delle parole – pensate e pronunciate – è importante e ha un grande impatto, su di noi e sugli altri. Ne ho parlato nel precedente articolo, “Il Marketing della Parola”.
Il mio perché.
Io ho scavato a fondo e a lungo, e il diamante che ho trovato mi ha mostrato il mio perché.
II mio intento è diffondere l’importanza della comunicazione e della relazione con se stessi e con gli altri.
Restituire valore alle parole che diciamo a noi stessi e che diciamo agli altri.
Desidero aiutare le persone a coltivare l’uso sapiente e amorevole delle parole, delle emozioni contenute nelle parole e delle azioni che seguono le parole.
Per costruire un mondo interiore stabile come un iceberg e lussureggiante come un giardino primaverile, e favorire la ricerca di questa stabilità e di questa abbondanza interiore anche nel mondo fuori da noi e nelle relazioni che coltiviamo e costruiamo ogni giorno.
Faccio ciò che faccio perché ho la ferma convinzione che la somma di tanti singoli che vivono e lavorano con gioia, integrità, soddisfazione e amore restituirà come risultato una collettività armoniosa, giusta e tollerante.
La collettività del futuro.
E allora, ti chiedo un’ultima volta,
Perché fai ciò che fai?
Valentina
Per ascoltare la versione audio dell’articolo clicca QUI.
Valentina Bruzzese
Ambasciatrice di Idee
Se desideri approfondire:
- Dati statistici nel periodo 2017 – 2020 pubblicati dall’OECD – Organization for Economic Co-Operation and Development: https://data.oecd.org/emp/hours-worked.htm
- “The Vital Importance and Benefits of Motivation” articolo pubblicato da PositivePsychology.com: https://positivepsychology.com/benefits-motivation/