NOTA INTRODUTTIVA:
Se ti piaceranno le parole che leggerai in questo articolo potrai anche ascoltarle, o farle ascoltare a chi non può leggerle, accedendo alla versione AUDIO al fondo dell’articolo.
Ci sono parole che si portano dietro una pesante eredità.
La parola “vulnerabilità” è una di queste.
Se dico “vulnerabile” subito la mente crea l’aggancio con debole, fragile, facilmente attaccabile, eccessivamente sensibile. Ma è davvero così?
Aprirsi alla propria vulnerabilità e raccontarla ci rende davvero più esposti, più nudi di fronte al mondo?
Io credo, al contrario, che mostrare senza timore ma con fiera umiltà la nostra vulnerabilità sia espressione di forza e di coraggio.
Il coraggio di mostrarsi e raccontarsi per ciò che si è, senza false impalcature, nella forma più completa e profonda.
Il coraggio di correre il rischio di mostrare la propria umanità, la propria imperfezione, di apparire esseri umani fallibili e non cyborg perfetti che non commettono mai errori.
Il coraggio di raccontarsi al mondo rimanendo fedeli a uno dei valori più importanti per l’essere umano: la libertà.
Una libertà che non si piega a ciò che gli altri vogliono sentirsi dire o a ciò che gli altri vogliono che noi siamo, una libertà che non accetta compromessi e indirizza il nostro modo di raccontarci verso orizzonti di autenticità e sincerità.
Ma cosa vuol dire mostrare la propria vulnerabilità?
Prima di portare l’attenzione al fuori, credo sia sempre utile fare un piccolo passo indietro, o meglio dentro. Perché per portare la nostra vulnerabilità nel mondo esterno, bisogna innanzitutto riconoscerla e accettarla dentro noi stessi.
Accettare la possibilità di commettere errori, di subire sconfitte, di non essere sempre al top. Riconoscere che la perfezione è un obiettivo distopico più che utopico, perché genera in noi tensione, ansia da prestazione, preoccupazione, perché ci toglie il piacere e la gioia di fare.
La perfezione è come il cucchiaio in Matrix, non esiste.
Se accogliamo dentro di noi questa consapevolezza, diventiamo automaticamente liberi di esprimerci e raccontarci al mondo esterno con più naturalezza, con leggerezza, con errori di battitura, con grafiche non perfettamente simmetriche, con foto non sempre da premio Pulitzer.
Non sarà più quindi la forma ad avere il dominio sulla nostra comunicazione, ma il contenuto, il messaggio, il nostro intento dietro a quel messaggio. La libertà espressiva prevarrà sulla schiavitù della forma.
Questa libertà ci regala pace, felicità e un senso di espansione che supera i limiti imposti da regole, schemi e standard qualitativi che incatenano la nostra possibilità di essere liberi di raccontare chi siamo davvero.
Questa libertà ci regala la consapevolezza di non essere sempre guru infallibili e che a volte anche noi dobbiamo imparare, studiare e approfondire.
Che non siamo sempre guerrieri senza macchia e senza paura, e che a volte siamo giullari che fanno con gioia e al meglio delle loro possibilità il proprio lavoro.
Questa libertà offre la possibilità di mostrare la vita – lavorativa e non – per quello che è: difficile.
Perché nella vita nulla si ottiene in 5 semplici step o dal giorno alla notte. E allora, perché prometterlo ai nostri clienti? Perché imbellettare la realtà con promesse di infallibilità e perfezione?
Saremo in grado di chiedere scusa, di raccontare le nostre sconfitte, le sfide che abbiamo affrontato, le difficoltà che abbiamo dovuto superare per arrivare dove siamo.
Ma se le abbiamo superate, allora siamo più forti di quanto pensiamo, e non saremo i soli a rendercene conto, se ne renderanno conto anche i destinatari del nostro messaggio.
Raccontare la nostra vulnerabilità permetterà di mostrare al mondo una parte della nostra Verità, come raccontato nell’articolo “Il Marketing della Verità”.
Perché è così sbagliato mostrare la nostra umana imperfezione?
E dire che è l’imperfezione che ci regala i doni più preziosi: lezioni, errori da non ripetere, prodotti che non funzionano, servizi che vanno migliorati.
L’imperfezione è motore della nostra professionalità. Ci fa mettere costantemente in discussione, ci spinge a imparare per migliorare, non per superare gli altri, ma per superare noi stessi.
Per diventare ogni giorno la versione migliore di noi stessi, in libertà, con serenità, abbracciando la nostra umanità.
Un’umanità che, se mostrata sin dal principio, offre in dono la fiducia.
La fiducia che i nostri potenziali o reali clienti riporranno in noi perché diventeremo il loro specchio, io mi fidero’ di te perché sei umano come me.
La nostra relazione sarà più fluida, il dialogo più aperto e sincero, e una sorta di brezza leggera si poserà sulle nostre conversazioni.
La vulnerabilità è forza, la forza che permette di costruire relazioni più morbide, meno meccaniche e più a portata di essere umano.
Perché fa paura essere vulnerabili?
Perché viviamo nella società della performance e della competizione infinita, perché ci insegnano che per vincere dobbiamo essere sempre i migliori, sempre i più bravi, sempre i più perfetti.
Guai a raccontare un fallimento, meglio mostrarsi sempre e solo come guru che tutto sanno e niente sbagliano. Perché solo così convinceremo i nostri potenziali clienti a sceglierci, sulla base della nostra infallibilità. Ma riusciremo davvero a mantenere quella promessa di infallibilità?
E se uno dopo l’altro i nostri clienti arrivassero ad accorgersi che non siamo quell’intelligenza artificiale che abbiamo presentato ai loro occhi? La percezione dell’inganno può fare più danni di una sincera vulnerabilità.
E se il nostro interlocutore non è disposto ad accettare questo tipo di approccio?
A noi non rimane che accettare che l’altro potrà rimanere infastidito o intimidito dalla nostra autenticità.
Dal canto nostro, noi continueremo ad essere liberi di essere chi siamo, fedeli a chi siamo, integri e marmorei, accettando di non essere compresi da tutti, ma lo faremo da individui liberi, liberi di essere vulnerabili.
Con le parole di un certo Sigmund Freud:
“Dalle tue vulnerabilità nascerà la tua forza”.
Abbraccia la tua vulnerabilità, e insieme a lei sfida la gravità.
Valentina
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Valentina Bruzzese
Ambasciatrice di Idee